C'era una volta Pinocchio di Winshluss: in conversazione con Stefano Antonucci (w/ Comicon Edizioni)




 
Nella penultima newsletter SD (ep 11 - Pinocchio Story e come lo abbiamo raccontato, febbraio 2021) si è parlato dell'opera di Carlo Collodi e delle sue operazioni crossmediali più recenti.
Tra queste non poteva di certo mancare il Pinocchio di Winshluss (premio per il miglior fumetto al Festival di Angoulême nel 2009). 

La feroce e cupa critica al capitalismo tuona ancora oggi fortissima in questa rivisitazione a fumetti - pubblicata poco prima di Realismo capitalista del filosofo e critico musicale Mark Fisher.
Parafrasando la puntuale analisi di Marco Taddei (che trovate su Il Tascabile): "è bello sapere che esiste un mondo prima e dopo l'inquietante Pinocchio di Winshluss." Perché è andata esattamente così anche per la creazione che ha reso celebre il nome del fumettista e regista Vincent Paronnaud.

Il fumettista Stefano Antonucci, che "forse vi ricorderete di lui per La fattoria dell'animale e Il piccolo führer, o per essere tra gli editori di Cane" (da leggere con l'enfasi di Tom McLure) è stato probabilmente il primo a divulgare l'opera di Winshluss, e nella fattispecie la sua visione cyberpunk di Pinocchio. E non si è tirato indietro nemmeno per questa occasione! Tra le tante risposte che ha rilasciato troverete anche una sua illustrazione che rende giustamente omaggio a un vero capolavoro del fumetto europeo.

Comicon edizioni ha pensato bene di confezionare questa storia in una nuova edizione (disponibile da gennaio 2021). Il volume, un pregevole e poderoso cartonato, presenta un commento di Francesco Artibani, più un finale alternativo della storia originale e un ricco sketchbook. Giusto perché l'editore voleva fare le cose in grande e in occasione del decimo anniversario dal debutto nel mercato francese.












Com'è stato rileggere Pinocchio di Winshluss a distanza di anni dalla prima edizione?


Questo fumetto è un capolavoro senza tempo, con tantissime idee in ogni pagina.
Ogni volta che lo si sfoglia vengono fuori dettagli e trovate che erano sfuggite precedentemente. È un volume che non annoia mai, e poi la nuova edizione è davvero bella.



Raccontaci di come ti sei avvicinato a Pinocchio e del tuo rapporto con Winshluss.

Il mio incontro col Pinocchio di Winshluss è avvenuto un pomeriggio piovoso in quel di Pescara. Ogni tanto faccio incursioni in fumetteria lasciando al libraio la scelta del libro che mi porterò a casa. Lo faccio per spaziare dalle solite letture e approcciarmi a cose che da solo non sceglierei mai o che mi erano sfuggite. Il buon Lorenzo, a colpo sicuro, mi mise in mano il volume edito da Comicon. Da lì è stato amore a prima vista.


Dopo averlo letto: cos'è cambiato esattamente nel tuo modo di scrivere satira?

La lettura non ha influenzato il mio modo di scrivere, ma è stata utilissima per confermarmi (e ricordarmi) il potenziale dello stile grottesco, di un certo tipo di umorismo e in generale del mezzo fumetto tout court. È un libro complesso ma non difficile, che lascia al pubblico l’onere e l’onore di essere parte integrante di quello che sta leggendo.


Cosa ti ha inquietato di più durante la lettura?

Più che inquietarmi, mi è montata quella sana rabbia da “avrei tanto voluto farlo io.”


Hai una scena in particolare che ti ha impressionato?

Come scrissi tempo fa su Fumettologica, c’è una pagina in cui Jiminy, (all’interno della trama principale ci sono alcuni capitoli dedicati alla storia di Jiminy lo scarafaggio, parodia del grillo parlante, nda) prende consapevolezza della sua mediocrità. Bastano quindici vignette mute per creare un effetto potentissimo.


In merito alla decostruzione pessimista dei personaggi: quale aspetto ti piacerebbe analizzare?

Più che analizzare aspetti particolari, la cosa che salta subito all’occhio e che in tutto il fumetto non ci sono personaggi positivi. O meglio, tutti i personaggi sono tridimensionali, e spesso cercano di raggiungere i loro obiettivi personali a scapito degli altri, proprio come nella vita vera.








Cinque ragioni per cui unə lettorə dovrebbe avvicinarsi a quest’opera

È un volume che usa tutto il potenziale del media fumetto; praticamente è un manuale di narrazione disegnata. E poi trattasi di un fumetto molto colto: ci sono tanti piani di lettura e dettagli che richiedono uno sforzo supplementare al lettore.
Lo stile grafico di Winshluss che strizza l’occhio all’underground è splendido.
Direi che le prime tre ragioni sono sufficienti.

Siete ancora qui? Correte a prenderne una copia!


Perché è fondamentale studiare tutta l'opera di Winshluss oggi?

Nella vita nulla è fondamentale, ma se volete divorare un pezzettino di bellezza, il mio consiglio è quello di recuperare i suoi fumetti.


In god we trust. Nella foresta buia e silenziosa. Che Winshluss troviamo in queste pubblicazioni? Sono tre libri molto diversi che fanno operazioni diverse.


Se Pinocchio ripercorre in chiave grottesca e moderna un classico della letteratura, In god we trust fa satira sulla religione parodiando passaggi della Bibbia con tante scene e idee umoristiche belle e sottili. Nella foresta buia e silenziosa è rivolto ad un pubblico di ragazzi, giusto per iniziarli a temi più delicati e alla complessità della vita (volume sempre edito dalla scuderia Comicon edizioni).

Un aneddoto per raccontare la tua esperienza al Comicon in presenza dell’autore.

Il Comicon è la mia manifestazione fumettistica preferita.
L’ho vissuta e vista crescere prima fra le autoproduzioni e poi ospite di editori.
Per quanto mi riguarda non ha eguali in Italia per cura e attenzione verso il fumetto e gli autori. Racconterei volentieri degli aneddoti, ma in quelli divertenti ero quasi sempre ubriaco.


Qual è la lezione che gli aspiranti (ma anche più anziani) autori devono apprendere da Pinocchio?

La lezione che lasciano tutti i grandi classici: per fare cose belle bisogna studiare molto.





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